venerdì 25 febbraio 2011

Garibaldi blues

Il Risorgimento e l'epopea dei Mille nelle canzoni popolari italiane



La cultura romantica affida alla musica e alla poesia il compito di esprimere i sentimenti patriotici. In particolare Mazzini sollecitava all'uso del coro come espressione popolare.

Il Risorgimento ha fatto ricorso, non solo all'opera lirica e al melodramma, ma anche alla canzone popolare, cioè quei componimenti su arie di facili presa diffuse soprattutto tra il popolo.
Alcuni esempi possono essere:






Di questo periodo è "Il canto degli italiani", il nostro inno di Mameli, che però non riscosse il favore della critica in quanto troppo complesso e di non immediata comprensione.




Molto più successo riscosse, invece, "La bella Gigogin", che debuttò ufficialmente il 31 dicembre 1858 nel Teatro Carcano di Milano durante un concerto della Banda Civile. Il testo presenta molte allusioni politiche: Vittorio Emanuele II, erede di Carlo Alberto, è chiamato a fare avanti un passo.



Nelle canzoni risorgimentali la figura di Giuseppe Garibaldi è sicuramente la più presente.







L'"Inno a Giuseppe Garibaldi", o "Canzone italiana" come venne chiamata in origine, fu scritto da Mercantini su sollecito dello stesso Garibaldi che non rimase però soddisfatto del componimento, ritenendolo troppo macabro.



Garibaldi è presente anche in moltissimi ritornelli dialettali come, ad esempio:

Ch'è beddu Caribardu ca mi pari
san Michiluzzo arcancilu daveru
la Sicilia la vinni a libbirari
e vinnicari a chiddi ca mureru
quannu talìa, Gesù Cristu pari
quannu cumanna Carlu Magnu veru.



L'idea di Garibaldi traditore delle masse trova la sua esemplificazione musicale nell'"Inno dei lavoratori siciliani" che utilizza la melodia del "Il canto degli italiani".

Garibaldi sparisce dalle scene musicali durante tutta la Prima guerra mondiale, per ricomparire negli anni '20 con una canzone di Zara I: "Camicia garibaldina".
In epoca più recente troviamo moltissimi richiami a Garibaldi:















Liberamente tratto dall'intervento del professor L. Toccaceli al convegno "Milano da Leggere"

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