lunedì 29 agosto 2011

Shosholoza

Shosholoza è un brano tradizionale sudafricano. Il titolo è una parola zulu che significa "andare avanti" o "fare spazio al prossimo", e allo stesso tempo ricorda il fischio del treno a vapore di cui si parla nel testo.


Tradizionalmente , Shosholoza viene cantato da gruppi di soli uomini che si alternano secondo uno schema di "chiamata e risposta".

Il brano, tradotto, suona più o meno così:

Vai avanti
su quelle montagne
treno del Sud Africa.

Stai correndo via
stai correndo via
su quelle montagne
treno del Sud Africa.

Molti artisti contemporanei hanno reinterpretato questo brano come, ad esempio, il belga Helmut Lotti.




Per altre informazioni si può guardare qui

venerdì 26 agosto 2011

Venerdì del libro: Manola

Il libro che vorrei proporre oggi, nell'ambito della bella iniziativa di Homemademamma, l'ho finito di leggere da poco.


"Manola", di Margaret Mazzantini, è un libro molto particolare. Racconta le vicende di due sorelle gemelle: Ortensia ed Anemone diverse in tutto.
Ortensia è spettrale, sempre vestita di nero e depressa; mentre Anemone è solare ed ama la vita. Nonostante le differenze, entrambe le sorelle sono dotate della dote di raccontarsi e raccontare.
Il finale, tutto da scoprire, sarà anche lo spunto per riflettere sulla possibilità di cambiare e "cambiarsi".

Di questa autrice vi consiglio anche "Non ti muovere", storia che Castellitto (marito della Mazzantini) ha portato al cinema.

domenica 14 agosto 2011


PROBLEMI DI STAGIONE

"Signor maestro, che le salta in mente?
Questo problema è un'astruseria,
non ci si capisce niente:

Trovate il perimetro dell'allegria,
la superficie della libertà,
il volume della felicità...

Quest'altro poi
è un po' troppo difficile per noi:

Quanto pesa una corsa in mezzo ai prati?

Saremo certo bocciati".

Ma il maestro che ci vede sconsolati:
"Son semplici problemi di stagione.
Durante le vacanze
troverete la soluzione".

(Gianni Rodari)



sabato 13 agosto 2011

Venerdì del libro: filastroccando la rabbia

Ero arrabbiato col mio amico:
dissi la mia rabbia, la mia rabbia finì.
Ero arrabbiato col mio nemico:
non la dissi, la mia rabbia crebbe.
(W. Blake)



Eccomi, in ritardo, a partecipare al "Venerdì del libro" di Homemademamma.

Oggi vorrei presentare un libro di cui ho già parlato qui.


Questo libro è un testo di invettive serie o buffe per bambini che può essere preso come spunto per la creazione di altre filastrocche con a tema la rabbia ma anche gli altri sentimenti.
Trattare il tema dei sentimenti fin da piccoli è molto importate perché, sempre più spesso, le persone riescono a parlare di cosa provano solo balbettando o usando "gesti" più o meno comprensibili. Inoltre è fortissima la tendenza a considerare i propri sentimenti come gli unici sentimenti legittimi con la conseguenza di capire solo chi prova le stesse cose.

Un'altra attività "carina" che può essere proposta anche a bambini della scuola dell'infanzia è quella di dare un colore alle emozioni.
Questa attività, anche se io l'ho un po' modificata, l'ho trovata sul sussidio per il centro estivo di quest'anno proposto da Anima Giovane.

Maschera 02

Dopo una piccola discussione su cosa siano i sentimenti e su quali sentimenti conoscano, ai bambini viene consegnata una maschera bianca come quella dell'immagine qui sopra. Ai bambini viene chiesto di scegliere uno dei sentimenti di cui si è precedentemente parlato e si chiede di colorare la maschera con i "colori" di quel sentimento.
Una volta raccolte tutte le maschere si "gioca" ad indovinare il sentimento rappresentato.

Attività all'aria aperta: Bolzano e Merano

Per gli appassionati delle famose ceramiche Thun, a Bolzano è aperto ormai da anni uno store composto da un ristorante; in cui si ha l'occasione di pranzare utilizzando la "Casa Collection"; un outlet; in cui si possono trovare sia pezzi fuori produzione che pezzi privi della confezione a prezzi vantaggiosi; e uno store in cui si può ammirare l'intera collezione in catalogo.

Il punto vendita (molto bello che esteticamente) si trova nella zona industriale di Bolzano in via Galvani, 29. Non sono presenti indicazioni, o almeno noi non ne abbiamo viste, ma basta seguire per il nuovissimo palaghiaccio, arrivare in fondo alla via e girare a sinistra e alla prima rotonda svoltare nuovamente a sinistra. Lo store è appena prima di un ponte sulla destra ed è riconoscibilissimo. Non è previsto un parcheggio riservato ai clienti ma ci sono moltissimi parcheggi nelle vie vicine.


Se si è in possesso della tessera Thun Club è possibile accedere ad una particolare area dello store riservata ai soli soci dove verranno offerti caffè e succo di mela fresco.
Attualmente lo spaccio ospita una "mostra" degli attrezzi tipici della zona: dai carri ai telai... e per i soci sono in programma due giochi a tema molto divertenti che permettono di vincere un cofanetto contenente un apri bottiglia e un tappo del Thun Club.

Nel pomeriggio noi ci siamo spinti fino a Merano dove avevo letto esserci una mostra del fotografo Elliott Erwitt fino al 25 settembre.


La retrospettiva; con 40 opere scelte che Erwitt ha stampato personalmente nel suo studio di New York; si svolge nell'edificio Cassa di Risparmio proprio nel centro di Merano (via Portici, 163).
Le fotografie sono veramente bellissime e segnano la carriera del reporter e artista. In particolare io ho apprezzato alcuni scatti tra loro molto diversi:

Elliott Erwitt ragazzo con la pistola Pittsburg pa 1950
Boy with gun
Shot eye

Dog

Compreso nel biglietto della mostra (5,00 euro l'intero e 4,00 euro il ridotto) c'era anche l'ingrasso ad una personale di Hugo Vallazza: "Colore. Forma. Natura".
Hugo Vallazza, pittore gardenese prematuramente scomparso nel 1997, persegue una posizione personale e radicale che conduce ad una riflessione sui rapporti fra forme di vita, percezione della natura e ossessione artistica.


Vallazza riduce il suo lavoro al trattamento del colore su carta o tela concentrandosi su elementi fondamentali che escludono ogni connessione con la realtà.
Vallazza rifiuta l'idea di quadro ed è per questo che, per esempio, sceglie di non utilizzare per determinate opere la cornice.

mercoledì 10 agosto 2011

La notte di San Lorenzo


Da molti anni il 10 Agosto è dedicato al martirio di San Lorenzo e le stelle cadenti rappresentano le lacrime versate dal santo durante il suo supplizio, che vagano eternamente nei cieli e scendono sulla Terra solo il giorno in cui Lorenzo morì, creando un'atmosfera magica e piena di speranza.


Scientificamente la caduta delle stelle è da imputarsi al passaggio, all'interno dell'orbita terrestre, degli asteroidi della costellazione Perseo.

Questa notte magica ha ispirato moltissimi poeti, ma il più famoso è certamente Giovanni Pascoli che compose "X Agosto" in onore del padre ucciso proprio in questa data nel 1867, quanto il poeta aveva solo undici anni.


San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!


A questa notte di è ispirato anche Cristiano De André per comporre "La notte di San Lorenzo" (1995)




Ecco qualche idea da realizzare per festeggiare questa notte in cui tutto sembra diventare possibile:

martedì 9 agosto 2011

Corsi a Brioni

Il 15 Agosto partirò per un corso sul movimento-danza per gruppi applicato in ambito scolastico e socio-psico-educativo.
Oggetto di studio ed esperienza pratica saranno la musica e la danza di gruppo da applicare per favorire il benessere, soprattutto in contesti ove siano presenti disagio, bisogno di accoglienza, limitazione nella comunicazione verbale e condizioni di esclusione dovuta a disabilità.


Il corso; organizzato da Musica Prima (associazione per lo studio e la diffusione della musica a scopo educativo e terapeutico); si svolgerà nella splendida cornice di Brioni, un grande parco curatissimo e nello stesso tempo molto "naturale" con grandi prati e alberi centenari attraversati da stradine da percorrere a piedi o in bicicletta.
Oltre ai corsisti e al personale dei tre alberghi dell'isola, gli unici abitanti sono cervi, caprioli e scoiattoli.

martedì 2 agosto 2011

Per non dimenticare: la strage di Bologna



31 anni fa, alle 10.25, nella sala d'aspetto della 2° classe una valigia imbottita d'esplosivo esplose causando il crollo di tutta l'ala ovest della stazione di Bologna.
L'esplosione causò la morte di 85 persone e il ferimento o la mutilazione di oltre 200.

lunedì 1 agosto 2011

Quando iniziare ad utilizzare le "punte"?

Tutte le aspiranti ballerine, e le loro mamme, vedono nell'indossare le "punte" un grande traguardo. Molto spesso, questo rito di passaggio, viene però affrontato senza le giuste conoscenze ed informazioni.
Posto qui di seguito un articolo apparso sul "Giornale della danza" il 26 Luglio che spero possa essere utile.


L’inizio dello studio delle “punte” per le allieve di danza dovrebbe essere determinato dopo l’attenta valutazione di una serie di fattori. Questi includono: la fase di sviluppo fisico dell’allieva, la qualità del suo controllo del tronco, degli addominali e del pavimento pelvico (stabilità del “centro”), l’allineamento dei suoi arti inferiori (anca-ginocchio-caviglia-piede), la forza e la flessibilità dei piedi e delle caviglie, ed infine la durata e la frequenza della sua formazione di danza. Per le ragazze che soddisfano i requisiti relativi a tutti questi fattori, che hanno iniziato lo studio della danza intorno all’età di otto anni, e che frequentano le lezioni di danza almeno due volte alla settimana, lo studio delle “punte” dovrebbe essere avviato durante il quarto anno di formazione. Le studentesse che hanno invece uno scarso controllo del “centro” oppure una ipermobilità delle caviglie e dei piedi, necessitano di una lavoro supplementare di rafforzamento, prima di intraprendere in modo sicuro lo studio delle “punte”. Per tutte coloro che studiano danza classica con la frequenza di una sola volta a settimana, o comunque per tutte quelle ragazze che non studiano danza a livello pre-professionale, il lavoro sulle punte non andrebbe incoraggiato. A nessuna studentessa con scarsa mobilità in flessione plantare della caviglia e del piede oppure con uno scarso allineamento degli arti inferiori andrebbe permesso di iniziare lo studio delle “punte”.

Spesso la giovane allieva di danza chiede: “Quando posso iniziare lo studio delle punte”? Senza pensarci troppo, la risposta di solito è: “Quando avrai 12 anni”. In questi casi, sarebbe meglio che la risposta fosse: “Che tipo di studente di danza sei”? L’inizio dello studio delle “punte” a 12 anni, infatti, presuppone che l’allieva frequenti il suo quarto anno di danza classica in una scuola di tipo accademico, cioè in cui viene applicato un programma finalizzato alla formazione di danzatori professionisti. Essere inserite in un tale tipo di programma sta a significare, infatti, che all’età di otto-nove anni la bambina presentava già le caratteristiche anatomiche sufficienti per affrontare il lavoro tecnico. Tale programma di per sé, infatti, prevede che nei primi tre anni di corso ci un aumento sia delle difficoltà tecniche che della frequenza delle lezioni. All’età di 12 anni, l’allieva dovrebbe studiare almeno quattro volte alla settimana, le sue caviglie ed i suoi piedi dovrebbero essere forti, dovrebbe avere acquisito un buon controllo del tronco e del bacino, e le sue capacità propriocettive dovrebbero essersi sviluppate in modo adeguato. Lo studio delle “punte” dovrebbe iniziare con 12 minuti di lavoro alla fine della lezione.

Questo tipo di allieva va sicuramente distinto da tutte quelle bambine che iniziano a studiare danza intorno ai cinque anni di età in una scuola amatoriale e che, all’età di dieci anni, si trovano a frequentare una lezione di danza classica ed una di tip-tap a settimana. Il prototipo di questo tipo di studentessa è una bambina piccola per la sua età, con lassità capsulo-legamentosa a livello della colonna vertebrale, delle ginocchia, delle cavilgie e dei piedi. La sua insegnante voleva già che cominciasse lo studio delle “punte” due anni prima, ma la mamma ha pensato che la bambina non fosse ancora troppo seriamente interessata allo studio della danza. La sua cuginetta ha iniziato ad andare sulle “punte” a dieci anni e lei vuole sapere perché non può cominciare subito.

Crescita e sviluppo

L’età anagrafica può rappresentare la risposta corretta da dare ad ogni singolo degli studente? Tutte le ragazzine di 12 anni ci sembrano essere allo stesso stadio di sviluppo? La risposta, ad entrambe le domande, è ovviamente “NO”. Ci possono essere differenze anche significative nello sviluppo fisiologico tra le ragazze, a seconda del periodo di comparsa e dello stadio della pubertà. Dopo il quinto anno di età, la crescita del bambino procede in modo pressochè lineare a circa 5,5 cm / anno (due pollici / anno). Per le ragazze, la velocità di crescita aumenta bruscamente verso i dieci anni di età e raggiunge un picco di circa 10,5 cm / anno (quattro pollici / anno) all’età di 12 anni. Aumenta anche la velocità di crescita del peso corporeo con un picco di 8,5 kg / anno (18,7 lb / anno) intorno ai 12,5 anni, per poi decelerare rapidamente a meno di 1 kg / anno (2,2 lb/ anno) all’età di 15 anni.7 Durante questo periodo di rapida crescita ci sono inevitabilmente differenze significative di sviluppo da un bambino all’altro. Il Dott. Justin Howse, già Consulente Ortopedico della Royal Ballet School e della Royal Academy of Dancing (Londra, UK), dice che “l’unico elemento che conta è lo stato di sviluppo del bambino, e l’essere dogmatici rispetto all’età non fa alcun riferimento alla maturità o immaturità del bambino stesso”.

Il termine della crescita di un osso cilindrico (osso lungo) è rapprentato dalla completa fusione delle estremità o epifisi (chiusura delle cartilagini di accrescimento). Nel piede, questo processo avviene in leggero anticipo rispetto alle ossa della gamba. La comparsa dei nuclei di ossificazione nelle ossa del piede inizia al secondo mese della vita intrauterina. L’ultima epifisi del piede si chiude nei maschi intorno ai 16 anni e nelle femmine intorno ai 14 anni. Dai 5 fino ai 12 anni, il piede di una ragazza cresce in media 0,9 centimetri (0,35 pollici) all’ anno, raggiungendo una lunghezza media di circa 23,2 centimetri (nove pollici) all’età di 12 anni. Successivamente, sempre nelle ragazze, il ritmo di crescita media del piede rallenta a circa 0,8 cm (0,31 pollici) all’anno per i due anni successivi.9,10 Il completamento della crescita ossea nel piede è spesso indicato come il motivo per la scelta dell’età dei 12 anni. Tuttavia, questo concetto è fondamentalmente errato, poiché la crescita ossea del piede delle ragazze, a quell’età, mediamente non è completa.

A che punto di maturità scheletrica si trova, dunque, un’ipotetica ragazza di 12 anni? La conoscenza delle medie statistiche non è accuratamente predittiva e spesso l’età anagrafica non è correlata all’età scheletrica. Anche se gli esami radiografici sono in grado di dimostrare il completamento della crescita a livello del piede tale metodica, prima della chiusura delle epifisi, risulta essere meno precisa nel determinare la fase di maturazione ossea.

Se la crescita delle ossa del piede all’età di 12 anni non è ancora completa e se questa è l’età in cui le ragazze, normalmente, iniziano ad andare sulle punte, esiste una qualche evidenza medica di danni riportati a livello delle ossa ancora in sviluppo a causa dello studio della danza? Non nella nostra esperienza: né studi, né aneddoti, né esperienze personali collettive degli Autori. Questo non significa che l’inizio del lavoro sulle punte prima dei 12 anni sia innocuo anzi, per analogia, è bene ricordare che studi svolti sui ginnasti hanno evidenziato la possibilità di danno in seguito a microtraumi ripetuti nelle ossa in accrescimento.

Se né l’età anagrafica né la maturazione scheletrica da sole possono determinare il momento giusto in cui iniziare lo studio delle “punte”, quali altri fattori vanno presi in considerazione? Nella quinta (ed ultima) edizione del suo fondamentale libro Anatomia e Balletto: Un manuale per le Insegnanti di Danza, Celia Sparger scrive: “Non può essere mai sottolineato abbastanza che il lavoro delle punte rappresenta il risultato finale dell’impostazione lenta e graduale di tutto il corpo (schiena, anche, cosce, gambe, piedi), della coordinazione del movimento e “del posizionamento” del corpo in modo che il peso sia sollevato verso l’alto rispetto ai piedi, con le ginocchia estese, un perfetto equilibrio, con una perfetta mezza punta, senza alcuna tendenza dei piedi a “cedere” in dentro o in fuori e senza che le dita si contraggano o si aggrappino al pavimento. Questo momento arriverà in tempi diversi per ogni singola bambina, non soltanto in virtù del suo allenamento precedente ma anche in funzione delle sue caratteristiche fisiche e, tra queste ultime, può essere inclusa certamente anche la maturità ossea”.

Rischi associati con un inizio troppo precoce delle “punte”

Come suggerisce quanto scritto da Celia Sparger, i potenziali pericoli per una bambina che viene messa sulle punte prima di essere pronta hanno relativamente poco a che fare con un presunto danno alle ossa ed alle articolazioni (anche se questi sono reali) ma sono soprattutto correlati a problemi quali mobilità, forza e stabilità che spesso sono inadeguate. Questi fattori, in realtà, sono quelli che possono produrre stress eccessivi a livello degli arti inferiori, del cingolo pelvico e del tronco.

Una bambina con piedi e caviglie ipermobili risulta essere particolarmente a rischio se viene messa sulle punte troppo presto. Questa condizione, normalmente descritta come piede “super-arcuato” o “over-pointed”, può trarre in inganno. Queste allieve hanno la flessibilità richiesta per raggiungere ed addirittura superare la posizione di “punta” e quindi hanno maggiori probabilità di essere scelte per lo studio della danza classica in generale e per iniziare il lavoro sulle punte in particolare. Tuttavia, spesso, queste ragazze non hanno né la forza necessaria né il giusto controllo posturale per salire, in modo sicuro, sulle punte. Prima di iniziare lo studio delle punte, quindi, queste ragazze devono rinforzare tutti i muscoli degli arti inferiori e sviluppare un adeguato controllo propriocettivo per facilitare il corretto allineamento del corpo.

Dal lato opposto delle possibilità, abbiamo invece le bambine con piede e caviglia poco mobili, con conseguente insufficiente ampiezza del movimento di flessione plantare, ed anche per loro lo studio delle punte può essere rischioso. Per garantire il corretto allineamento sulle punte, la linea dei metatarsi (rappresentata dalla superficie superiore dell’avampiede) dovrebbe essere parallela alla linea della tibia (parte anteriore dello scheletro della gamba) quando il piede è “tirato” (ovvero quando caviglia e piede si trovano in massima flessione plantare). Se si tenta di svolgere un lavoro di “punte” senza questa adeguata mobilità anatomica, si eserciteranno eccessive sollecitazioni non solo sul piede e sulla caviglia, ma anche sulla gamba, sul bacino e sul tronco. In presenza di ginocchia iperestese (“gambe a sciabola”), per ottenere un corretto allineamento sulle punte è necessaria una mobilità del piede e della caviglia (flessione plantare) ancora più evidente. Sfortunatamente, la scarsa mobilità del piede e della caviglia non migliora con il tempo e quindi, le bambine con questo tipo di problema, probabilmente non raggiungeranno mai l’ampiezza di movimento necessaria per salire correttamente sulle punte.

Valutazione della studentessa prima di iniziare il lavoro sulle punte

Uno dei fattori che influenzano lo sviluppo della forza muscolare ed il controllo propriocettivo è l’età in cui la bambina ha iniziato lo studio della danza classica. Anche se le lezioni di “movimento” che iniziano intorno ai quattro anni possono essere comunque utili per altri scopi, uno studio adeguato della tecnica classica non può essere intrapreso prima degli otto anni di età (sia Cecchetti che Balanchine sono d’accordo con questo principio). Un altro fattore importante è la frequenza con cui la bambina partecipa alle lezioni di danza. In generale, le studentesse che hanno lezione una volta a settimana progrediranno più lentamente rispetto a quelle che studiano due volte a settimana. Partecipando alle lezioni quattro volte a settimana, i progressi saranno ovviamente molto più veloci ma di solito questo tipo di frequenza si riscontra soltanto nelle scuole professionali o nelle accademie.

All’interno di ogni determinata classe di tredicenni ci potranno essere, dunque, ragazze in diverse fasi del loro studio delle punte così come ci saranno una varietà di fisici diversi e di diverse abilità. Questa condizione pone una grande responsabilità sulle spalle dell’insegnante di danza. Lo stadio di sviluppo e di crescita di ciascuna studentessa dovrebbe essere valutato attentamente per decidere se il soggetto è in grado di iniziare lo studio delle punte. Gli insegnanti dovrebbero eseguire una specie di test attitudinale (valutazione pre-punte) per accertare che la studentessa abbia acquisito un’adeguato controllo posturale (con un buon sostegno degli addominali e dell’intero tronco), una giusta forza nei muscoli della gamba ed un corretto allineamento (anca-ginocchio-caviglia-piede) dell’arto inferiore per poter iniziare o continuare lo studio delle punte. La comunicazione con i genitori diventa essenziale per spiegare le ragioni alla base di ogni decisione e per evitare qualsiasi malinteso.

Per concludere, vogliamo offrire due osservazioni che sottolineano ancora una volta l’importanza di eseguire una corretta valutazione di quando iniziare il lavoro delle punte. In primo luogo, una danzatrice che stà lottando per lavorare sulle “punte” può avere difficoltà a sviluppare altri aspetti della sua tecnica della danza; in secondo luogo, a causa dell’impossibilità di eseguire i movimenti richiesti per salire sulle “punte”, la giovane danzatrice può andare incontro a problemi psicologici come una perdita della fiducia ed una diminuzione dell’autostima. Tenendo conto di tutti questi fattori, suggeriamo che sia saggio essere molto prudenti nella scelta del momento in cui iniziare lo studio delle “punte”. Come ci fa notare Howse: ” ci sono state certamente danzatrici ben note che non erano abbastanza forti da poter iniziare lo studio delle punte prima dei 16 anni di età e questo non ha comportato alcun danno nella loro carriera”.

Linee guida

Per riassumere la discussione fin qui svolta, vorremmo indicare le seguenti linee guida per decidere quando inizare lo studio delle punte:

  1. Non prima dei 12 anni;
  2. Se la studentessa non ha la struttura anatomo-funzionale pronta (ad esempio insufficiente mobilità in flessione plantare della caviglia e del piede oppure scarso allineamento dell’arto inferiore) non permettere di salire sulle punte;
  3. Se il corso di danza frequentato non è realmente pre-professionale, cercare di evitare di introdurre lo studio delle punte;
  4. Se la ragazza presenta tronco e bacino deboli (scarso controllo del “centro”) oppure sono deboli gli arti inferiori, ritardare l’inizio dello studio delle punte e pensare di introdurre un programma di rafforzamento complementare;
  5. Se la giovane danzatrice è ipermobile a livello della caviglia e del piede, ritardare l’inizio dello studio delle punte e pensare di introdurre un programma di rafforzamento complementare;
  6. Se la studentessa studia danza classica soltanto una volta a settimana, cercare di dissuaderla dallo studio delle punte;
  7. Se la ragazza studia tecnica classica due volte a settimana e non si riscontra nessuna delle condizioni particolari descritte nei punti precedenti, lo studio delle punte può essere introdotto al quarto anno di formazione.

David S. Weiss, M.D., Rachel Anne Rist, M.A., e Gayanne Grossman, P.T., Ed.M.

Hotel Meina

I giorni di Meina hanno segnato nella mia vita
un trauma perenne: non sono più me stessa,
perché non è il fatto di essere sopravvissuto
che ti può dare pace.



"Hotel Meina" è il titolo di un film girato nel 2007 da Carlo Lizzati e distribuito tra il 2007 e il 2008.


Il film rievoca un strage realmente accaduta sulle sponde piemontesi del lago Maggiore durante la Seconda Guerra Mondiale. In particolare la pellicola si ispira all'omonimo libro di Marco Nozza.
A seguito di un rastrellamento si ebbe il primo eccidio dopo l'8 settembre 1943 di 54 ebrei, di cui 16 facevano parte della colonia di ospiti dell'albergo di Meina.


L'Hotel, simbolo di questa strage, è stato demolito nel 2008 e al suo posto è sorta una moderna palazzina vista lago.

[hotel+meina.jpg]