mercoledì 29 febbraio 2012

Buon compleanno Gioacchino Rossini

Oggi, giorno bisesto, cade il compleanno di un grande compositore italiano: Gioacchino Rossini, nato proprio il 29 Febbraio 1792.

220° anniversario della nascita di Gioachino Rossini / anno bisestile

Anche google ha voluto sottolineare questo evento con un doodle particolare in cui si evidenzia come Rossini sia stato un grandi operisti della storia, autore tra l'altro dello spartito del "Barbiere di Siviglia" (rappresentato a destra dell'immagine).



Ora un piccolo accenno sul fatto che Google abbia scelto di usare delle rane come personaggi.
In inglese "anno bisestile" viene tradotto con "leap-year" dove leap significa saltare e chi meglio delle rane incarna questo movimento?


Per proporre la musica di Rossini ai più piccoli vi consiglio di utilizzare "Omaggio a Rossini" prodotto da Gallucci, di cui ho già parlato qui.

martedì 28 febbraio 2012

Analisi transazionale: gli stati dell'io

Tutti gli uomini tendono ad avvicinarsi al "bene", "al bello", al "sorriso". Una persona dice "io voglio!" quando una cosa è per lei piacevole. Abbinare, quindi, il passaggio di conoscenze al sorriso favorisce l'apprendimento cognitivo.

Per studiare la complessità dell'uomo, l'Analisi Transazionale ha individuato alcuni stati dell'io:
  • archeo-psiche (io bambino),
  • estero-psiche (genitore interiore),
  • neo-psiche (io adulto).
L'"io bambino" è la parte che "licita", per permette al fiore di sbocciare. Questa parte dell'io trae energia da domande come "cosa ti piace?".


Quando un bambino sente delle regole da parte di una persona per lui autorevole interiorizza queste regole inserendole nella propria struttura psichica. L'"io genitore" è ciò che ci dice cosa si può fare e cosa non si può fare ed è un fortissimo giudice interno che permette di sopravvivere nella società.
Nell'adolescenza a volte si manifesta una contrapposizione tra l'"io genitore" e il genitore che può assumere atteggiamenti normativi o affettivi.


L'"io adulto" ha la particolarità di porsi una domanda "perché, qui ed ora, stra succedendo ...?". Questo stato dell'io è un grande raccoglitore di dati.




L'"io bambino" è il motore dell'intero sistema e permette di affrontare qualunque problema. Il genitore, invece, parla senza oggetto, usando verbi impersonali. L'"io adulto", infine, è la chiave che apre i problemi. I problemi sono, in questo caso, stanze da cui non si riesce ad uscire. L'adulto interno, quindi, muove le risorse interne ed esterne dell'individuo.


Quest'approccio dovrebbe essere alla base di ogni azione educativa e riabilitativa. In questi due campi, infatti, manca tantissimo l'"io bambino" che, come ho detto poco fa sarebbe il motore più potente da attivare.

Cartoline dal Carlevé 'd Mondvì











lunedì 27 febbraio 2012

Castelnuovo Belbo: terzo incontro

Continuando il lavoro iniziato prima del Carnevale (qui), oggi abbiamo esplorato meglio uno dei quattro sentimenti principali: la paura.

Oggi ho lavorato con i due gruppi classe divisi, ma il lavoro è stato a grandi linee il medesimo.

Per iniziare ci siamo mossi un po' perché; come insegnano ormai tutti gli approcci di psicologia dell'educazione; prima di un'attività intellettuale è bene attivare anche il corpo per mettere in moto più energie e favorire la concentrazione.
Come gioco "attivante" ho proposto quest'attività e la sua evoluzione:
  • ho chiesto ai bambini di correre per la sala e, al mio battere di mani, fermarsi come statue in piedi, seduti e sdraiati;
  • l'evoluzione consiste nell'introdurre un discriminate per l'assunzione delle pose: la battito di tamburo le statue dovevano essere "in piedi", mentre al suono dei sonagli la statue dovevano essere "sedute o sdraiate".
Durante il periodo di "recupero del fiato normale" ho proposto di assumere la posa della stella marina (sdraiati con braccia e gambe divaricate) o della lumachina (sdraiati rannicchiati).

A questo punto, dopo circa 15 minuti di "riscaldamento", ho cercato di richiamare alla memoria dei bambini il lavoro svolto ormai due settimane fa e abbiamo ricominciato a parlare delle loro paure.
Dopo una piccola "discussione" su cosa faccia davvero paura ho mostrato alla classe delle emoticon che rappresentavano le quattro emozioni fondamentali: felicità, tristezza, paura e rabbia (potete scaricarle qui) e ho chiesto di riconoscere la paura. Dalle parole degli stessi bambini è poi uscito che ""la paura" ha paura perché "la rabbia" è cattiva. Anche la rabbia è una cosa che fa paura!".

Per concludere l'attività, invece di proporre un classico recupero grafico, ho proposto di ricomporre un quadro di Paul Klee dal titolo "Attacco di paura".


Ad ogni bambino ho consegnato un foglio in cui erano disegnate solo le parti "umane" presenti nel quadro in ordine sparso. Ho poi chiesto loro di tagliare tutte o solo parte delle immagini e ricomporle in un disegno che rappresentasse la paura.
Accanto all'attività di rielaborazione e di attivazione della creatività i bambini hanno anche messo in gioco la manualità fine.

venerdì 24 febbraio 2012

Venerdì del libro: Il piccolo principe

Oggi vi propongo un classico della letteratura per l'infanzia che ha la particolarità di assumere nuove sfaccettature ogni volta che lo si legge.


"Il piccolo principe" è l'opera più conosciuta di Antoine de Saint-Exupéry, scrittore ed aviatore francese nato nel 1900.
Il romanzo fu pubblicato per la prima volta nel 1943 ed è considerato da molti critici come una storia di educazione sentimentale.

"Il piccolo principe" è stato rielaborato e ha portato alla nascita di altre forme d'arte come, ad esempio:


ENTR'ARTe e Compagnia Mannini Dall'Orto - Firenze, 7 Gennaio 2012


Le petit prince - Cartone animato 3D realizzato per la televisione francese

La particolarità di questo testo, secondo me, è la sua poeticità: la capacità di aprire l'immaginario verso nuovi "mondi" che non vengono definiti neppure dagli acquerelli disegnati dallo stesso Saint-Exupéry.


Vi propongo ora il capitolo che preferisco, il XXI, in cui il Piccolo Principe incontra una volpe.
In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono cosi' triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire ?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire ?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembro' perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".

"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno' alla sua idea:
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."
Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangero'".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"

"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto".
Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa".
E ritorno' dalla volpe.
"Addio", disse.

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo.

Con questo post partecipo al "Venerdì del libro" di homemademamma.

giovedì 23 febbraio 2012

Cartoline dalla "quasi primavera"

Pochi giorni fa eravamo nel pieno dell'inverno, oggi invece era quasi primavera in montagna...



















martedì 21 febbraio 2012

Paperino nel mondo della Matemagica

La matematica è una materia molto ostica sin dalle scuole primarie, forse perché non se ne capisce l'importanza. Ma, come dirà Paperino in questo cortometraggio della Disney del 1959:
La matematica si trova nei posti più impensabili.
Paperino è il protagonista in questo divertente cartone animato che rappresenta un passaporto per un viaggio incredibile nel mondo dei numeri. Si avrà la possibilità di esplorare il fantastico mondo della "Matemagica" dove gli alberi hanno radici quadrate e i fiumi brulicano di numeri e si potrà scoprire come possano essere divertenti le frazioni e buffa la logica.


Alcuni dei temi trattati sono:
  • le frazioni,
  • il rettangolo aureo,
  • le figure geometriche,
  • strategia,
  • gli angoli,
  • ...

lunedì 20 febbraio 2012

Cos'è l'arte moderna?

Per me, nell'arte non esiste né passato né futuro
Picasso


Per vari motivi in questo periodo sto entrando in contatto con l'arte moderna... Cos'è però?
Per rispondere a questa domanda vi consiglio di leggere un piccolissimo saggio, edito da Skira, dal titolo "Breve storia dell'arte moderna" di Jean Clair.


Secondo Clair l'arte moderna sarebbe quella prodotta fra il 1905; nascita del fauvisme; e il 1968-1970; con la grande rivolta libertaria. Analizzando però più da vicino l'arte precedente al 1905 ci si può accorgere che già nel romanticismo erano presenti le caratteristiche salienti dell'arte moderna: l'esaltazione del genio creatore, il prediligere lo scaturire spontaneo, ...
A far maturare questa corrente artistica sarebbero state tre personalità intellettuali: Weininger, Schopenhauer e Nitzsche. Questa sarebbe la grande triade moderna: sesso, sangue e morte.

Nel XX secolo si assiste ad un proliferare di forme senza precedenti frutto del grande smarrimento davanti all'impossibilità di trovarne una che sia soddisfacente e definitiva. L'artista è smarrito perché si trova di fronte alla moltiplicazione delle sfide iconografiche: la scienza rivela all'uomo del XX secolo la diversità dei fenomeni di cui le arti espressive non riescono a non possono rendere conto. Infine, c'è sgomento nel vedere restringersi sempre più l'ambito che è proprio dell'arte. L'arte è ormai solo lo scarto dei saperi e si ha dunque l'impressione che l'opera d'arte diventi un "bricolage" (Claude Lèvi-Strauss), un'approssimazione teorica sempre più arbitraria.


Le opere d'arte prodotte dagli artisti moderni sono "totali" nella misura in cui pretende, anche se incompleta, di esprimere, in quanto frammento, l'essenza dell'universo, e ciò in base all'assunto che esisterebbero dei collegamenti fra le diverse forma d'espressione.



In verità credo che ciò che chiamiamo arte sia destinato a sparire o a diventare irriconoscibile.
Queste parole, pronunciate nel dicembre del 1902 da Valèry, rappresentano un lucido presagio: la modernità pretende infatti di promuovere l'avvento dell'idea di arte pura, risparmiandosi però la fatica di realizzare opere e di essere artisti.

La storia dell'arte moderna si intreccia do doppio filo con quella dei totalitarismi.
In Italia, sotto Mussolini, l'arte ha conosciuto uno dei suoi periodi più brillanti e ciò perché Mussolini era affiancato da consiglieri come Bottai e Margherita Sarfatti.


In Germania la storia ha prodotto un percorso più contorto:fra il 1931 e il 1933 molti artisti, in tutti i campi, sono affascinati dal nazional-socialismo. Questi artisti; come Heidegger, Nolde e Strauss; predono le distanze dopo il 1933, quando ha inizio la campagna contro l'"arte degenerata" il nazismo mostra la sua vera natura. Il peggio, in Germania, si ha però con la contaminazione dell'intero retaggio culturale con i valori portati avanti da questo totalitarismo.
In Russia molti artisti degli anni Venti si suicidano, emigra o muore nei gulag negli anni Trenta.
Insomma, l'utopia di annunciare la venuta di un "uomo nuovo" si trasforma in un incubo.

Nell'arte moderna un punto emerge: non più "vedere", neppure "pensare", ma "sentire".


Un'estetica del disgusto sembra oggi aver preso il posto dell'estetica del gusto che ha dominato l'arte dal 1750 al 1970, ma è troppo presto per trovare un senso a questo fenomeno.


Per approfondire vi consiglio: "Breve storia dell'arte moderna", Jean Claire. Skira edizioni

domenica 19 febbraio 2012

Bit e Milano Autoclassica

Week-end di fiere in quel di Milano. Oggi, in contemporanea, ben tre manifestazioni si sono svolte nei padiglioni della nuova fiera di Rho-Pero.
Io ne ho visitate due: la Bit (Borsa Internazionale del Turismo) e Milano Autoclassica.
La Bit, come tutti gli anni, è stata divisa in due settori: Italia (contraddistinta da pannelli verdi) e mondo (con pannelli rossi).
Poco il pubblico, cioè, meno degli scorsi anni anche se molti espositori mi hanno detto che ieri c'è stato il pienone e nel pomeriggio sono stati chiusi gli accessi per raggiunto numero massimo di visitatori.
Molto belli alcuni stand italiani che hanno punto molto sull'effetto scenico per esaltare le bellezze del territorio. In particolare ho apprezzato l'area espositiva della città di Cremona:


e gli artisti della sabbia presenti nella regione Veneto intenti a realizzare una scultura bifronte danti al pubblico:


Nella sezione mondo si è sentita la mancanza dei ministeri del turismo, gli stand sono stati affidati ai tour operator o a consorzi locali oggi privi di molti materiali su città simbolo come, ad esempio, Berlino.
Mancavano del tutto le rappresentanze di alcuni paesi che, almeno nel mio immaginario, sono al primo posto come "sogno di viaggio". L'Australia è uno di questi e l'Amarica può essere inserita anche se presente con uno stand che noi abbiamo trovato molto spoglio se non del tutto vuoto.

Dalla parte opposta della fiera, nei padiglioni 10 e 14, si svolgeva una fiera che ha riscosso l'interesse della mia metà: "Milano Autoclassica".
La manifestazione è stata divisa in tre grandi maxi aree: all'esterno una pista in cui si sono esibite in sfide "a rincorsa" vetture vecchie e nuove;


all'interno un padiglione è stato interamente dedicato all'esposizione di pezzi da collezione provenienti da collezionisti, musei e case automobilistiche;


mentre il padiglione 10 è stato dedicato a ricambisti, venditori, editori, ecc...


Molto buoni i prezzi delle due fiere: con la pre-registrazione era possibile entrare alla Bit con uno sconto di 5 euro (10 euro invece che 15) e, conservando il biglietto, era possibile ottenere una riduzione anche alla fiera di auto storiche (donne gratis e uomini 7 euro invece che 15).

Il parcheggio, per l'intera giornata, è costato 15,50 euro (11 euro sotto le 4 ore) e, senza prenotare in anticipo, abbiamo trovato posto praticamente a lato dell'ingresso (parcheggio P4).

L'unica nota dolente è stato il pranzo, veramente carissimo. Solo per darvi un'idea: una porzione di patatine ci è costata 4 euro ed è paragonabile per grandezza alle "patatine piccole" del Mc Donald's. Guardando in giro, un pasto ai ristoranti (secondo, contorno e acqua) si aggirava sui 15-20 euro a testa.

sabato 18 febbraio 2012

"Dance me to the end of love"

Per parlare del "dar forma alla vita" dal punto di vista artistico e filosofico riprendo quando oggi, nel corso del convegno Artistica-mente, Guido Boffi ha avuto modo di illustrare alla platea.

Per introdurre questo tema può essere utile ascoltare una famosissima canzone, che da il titolo al mio post:

“Conducimi fino alla tua bellezza con un violino ardente
conducimi attraverso il panico finchè potrò essere al sicuro
alzami come un ramo d’ulivo
e diventa la colomba che mi riconduce a casa
conducimi fino alla fine dell’amore

Oh fammi vedere la tua bellezza
quando le prove sono perdute

Fammi sentire il tuo movimento come fanno in Babilonia
mostrami lentamente ciò di cui solo io conosco i limiti
conducimi fino alla fine dell’amore
conducimi fino alla fine dell’amore

Conducimi alla cerimonia nuziale ora, conducimi senza fermarti
conducimi molto teneramente e molto a lungo
siamo entrambi inferiori al nostro amore, siamo entrambi superiori
conducimi fino alla fine dell’amore
conducimi fino alla fine dell’amore

Conducimi ai bambini che chiedono di nascere
conducimi attraverso i sipari che i nostri baci hanno logorato
alza una tenda di difesa ora, anche se ogni filo è lacerato
conducimi fino alla fine dell’amore

Conducimi fino alla tua bellezza con un violino ardente
conducimi attraverso il panico finchè potrò essere al sicoro
toccami con le tue mani nude o toccami con il tuo guanto
conducimi fino alla fine dell’amore
conducimi fino alla fine dell’amore
conducimi fino alla fine dell’amore”.

Leonard Cohen, parlando in un'intervista di questa canzone, afferma che è nata dallo scoprire che, accanto ad alcuni forni crematori, nei lager suonava un quartetto d'archi.

Un'altra suggestione utile per partire nella riflessione sull'arte e il dare forma alla vita può essere quella di osservare alcuni disegni realizzati da giovanissimi ragazzi nel campo di concentramento di Terezin e conservati nel museo Ebraico di Praga:




In questo campo di concentramento dal 1941 vennero rinchiusi i bambini e gli artisti: due categorie considerate improduttive.
Dallo spirito di questi artisti, che si organizzarono per educare i bambini presenti nel ghetto, nascono moltissime testimoniante; molte delle quali grafiche e 66 poesie.
La cosa che colpisce maggiormente nei disegni di questi ragazzi è il palpitare della vita attraverso i colori. Queste forme d'arte permettono di non soccombere alla morte almeno mentalmente.

Ma questi disegni possono essere definite opere d'arte?
Sicuramente sono forme immature, incomplete, la cui definizione artistica dipende fortemente da cosa si intende per arte.
La definizione Settecentesca di "arte" vede l'opera come un prodotto autonomo, formalmente perfetto che non ha nessuna utilità pratica. Con l'avvento delle avanguardie, invece, prende forma l'idea di performance.
Secondo questi artisti la performance sarebbe un'azione scenica improvvisata che nasce da un gesto di co-ricerca e come tale non produce un'opera perfetta o bella. La performance è un evento istantaneo, non un'opera. In questa concezione il performer e gli spettatori sono chiamati a trasformarsi, non a vivere l'opera passivamente.

I due esempi proposti all'inizio della riflessione propongono una "bellezza" molto simile a quella della performance; una bellezza non più estetica ma etica.
"Dare forma alla vita" significa quindi immergersi in una performance, in una potenzialità di felicità per sé e per il proprio gruppo.


venerdì 17 febbraio 2012

Danza e forma dell'esperienza

La parola "danza" per molti secoli ha spaventato la Chiesa in quanto manifestazione dei culti antichi che avrebbero dovuto essere ri-compresi nell'ottica della nuova fede.
Nella Bibbia questa forma di arte è vista in modo dualistico: da una parte la danza è una forma di culto in cui il corpo è visto come il luogo di salvezza; dall'altra il corpo e quindi la danza è visto come un mezzo che porta alla perdizione. Esemplificatrice di questa seconda visione è Salomè, figlia di Erodiade e di Erode Filippo, conosciuta ia più per la sua sensuale danza che precedette la decapitazione di Giovanni il Battista.

La danza di Salomè, Benozzo Gozzoli

In epoca rinascimentale e poi marxista, il corpo viene svalutato così come la sua manifestazione: l'arte. In controtendenza si pose, in questi periodi, il Cristianesimo che invece iniziarono ad esaltare il corpo e le forme artistiche.

Ma in sostanza cos'è la danza?
La danza è un insieme di più parti che possono essere identificate con termini non sempre di facilissima comprensione:
  • la danza è movimento e, come tale, è vita;
  • la danza è scarto di senso; è cioè trasgressione in quanto i suoi movimenti non portano ad un'utilità immediata e non minimizzano lo sforzo;
  • la danza è esperienza e, come tale, racchiude in sé componenti diverse di altrettanta diversa natura (natura percettiva, emotiva, conoscitiva/riflessiva, relazionale).
In ultima istanza si può affermare che la danza è la messa in forma dell'esperienza attraverso il corpo nella totale gratuità.
Questa definizione della danza si è andata affievolendosi nella concezione Occidentale, sostituita da un'attenzione alla pura estetica, mentre è ancora viva nelle tradizioni Orientali.

In questo discorso si inserisce il filone della "danza di comunità" che ha come focus il processo creativo che porta a condividere vissuti, anche dolorosi.
Anna Halplin è una grande esponente di questa disciplina che ha sperimentato su gruppi-comunità molti differenti: dagli anziani ai sieropositivi ad esempio.


martedì 14 febbraio 2012

Attività all'aria aperta: Pavia

Se con Pavia pensate alla Certosa questo post non fa per voi... L'itinerario che vi propongo, e che abbiamo seguito oggi, si snoda per le vie del centro ed è ampiamente illustrato in "Guida pratica di Pavia e Certosa"; un libricino scritto da Mara Zaldani, una guida turistica. L'autrice afferma che sono necessarie circa tre ore per visitare la città ma noi ci abbiamo impiegato praticamente tutto il giorno.

Il primo monumento che abbiamo trovato sulla nostra strada è il Ponte Coperto sul Ticino, inaugurato come si può ammirare attualmente nel 1951 dopo i bombardamenti anglo-americani del 1944 che distrussero parte del tetto ligneo e delle colonnette.


San Michele Maggiore (1118 d.C.) è la prima chiesa che abbiamo visitato.
Notevolissima la facciata in arenaria, pietra poco costosa, molto malleabile ma che subisce un costante ed inarrestabile degrado.


All'interno vi consiglio di ammirare il crocefisso d'argento del X secolo, la Madonna del Rosario e l'altare che, come in molte altre chiese di Pavia, è molto sopraelevato rispetto alla parte dedicata ai fedeli.
Nella navata centrale, inoltre, è segnato con quattro pietre circolari nere il posto in cui si pensa venisse posto il trono con cui venivano incoronati i re (una copia della corona ferrea è disegnata sull'iscrizione)

San Teodoro, una chiesetta a pianta rettangolare, è un piccolo gioiellino. Qui da ammirare sono le colonne affrescate, il presbiterio e l'affresco della veduta di Pavia cinquecentesca.


In Piazza del Duomo possiamo osservare, oltre al Duomo e ai resti della Torre Civica, anche il palazzo del Vescovado e una copia del Regisole, una statua equestre che rappresentava un imperatore di cui non è nota l'identità.


Entrando dalla porta principale dell'Università (via Strada Nuova) si passa per il cortile delle statue in cui troneggiano 4 grandissimi uomini di scienza italiana: Golgi (premio Nobel per le ricerche sul sistema nervoso), Panizza (medico dedito alle ricerche microscopiche), Bordoni (matematico) e Porta (inventore della cartella clinica).


Uscendo dal cancello che ci si trova davanti si può ammirare sulla destra la facciata dell'Aula Magna molto simile ad un tempio greco. Procedendo sempre dritti si arriva a piazza Leonardo da Vinci si trovano tre delle cinque torri rimaste delle 100 di cui si parla in testi antichi.


Santa Maria del Carmine, consacrata nel 1511, è la chiesa che in assoluto dovete visitare e a cui vi consiglio di dedicare un po' di tempo.


Al suo interno meritano uno sguardo le sedici cappelle di "proprietà" di famiglie e corporazioni come ad esempio quella dei macellai e dei ciabattini.
In una cappella del transetto si trovano le spoglie del patrono di Pavia: San Siro.

Pezzo forte della Chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro (Piazza S. Pietro in Ciel d'Oro) è sicuramente l'abside con l'arca in marmo costruita tra il 1360 e il 1400.
Sotto l'altare il sarcofago in argento che contiene le spoglie di Sant'Agostino giunte dalla Sardegna.


Merita una visita anche la sagrestia (porta sulla navata di sinistra) a pianta rettangolare stupendamente affrescata probabilmente tra il 1506 e il 1561.
Al centro della volta c'è S. Agostino meditante, circondato da decorazioni tra il bizzarro, il grottesco e il raffaellesco.


Percorrendo via Liutprando si arriva nel giro di pochissimi minuti al Castello Visconteo che fu iniziato nel 1630 da Galeazzo II Visconti, che aveva conquistato la città l'anno precedente.
Il palazzo fu costruito per i piaceri e i divertimenti e non è un castello, anche se ne ha alcune caratteristiche come i torrioni angolari, il fossato e i ponti levatoi.


Qui il duca veniva per i ricevimenti e per la caccia, dato che dietro l'edificio c'era un parco di 9 km che sfiorava i possedimenti della Certosa.
Oggi il palazzo è inserito all'interno di un parco che consente di ammirarlo dall'esterno senza pagare il biglietto d'ingresso. Sempre senza biglietto è possibile visitare il cortile interno.


Il nostro tour per Pavia è terminato e, riprendendo il Ponte sul Ticino siano tornati alla macchina...


Alcune informazioni pratiche:
  • vi consiglio di parcheggiare lungo via XXV Aprile, un viale in cui il parcheggio è libero (senza pagamento di pedaggio o disco orario);
  • noi abbiamo pranzato, con menù fisso a 10 euro, alla trattoria-pizzeria "Vecchia Pavia" in via Mantovani 3 (vicinissima a San Michele);
  • le chiese chiudono per la pausa pranzo e riaprono alle 15.00, quindi programmate bene la vostra visita;
  • i negozi più famosi di Pavia si trovano in via Strada Nuova e in Piazza della Vittoria.